Questo il senso delle fotografie che indagano il mutamento fisico di un territorio, attraverso quello che definisco un atterraggio casuale.
La struttura fotografata è un nuovo complesso architettonico, che è inserito nel reticolo urbano periferico della città dove vivo. Sorge sul sito di un ex cementificio costruito negli anni Venti dello scorso secolo, annoverato tra la cosiddetta “archeologia industriale”. La nuova struttura, grande, imponente, che sembra per molti aspetti quasi calata dall’alto, porta con sé una forte percezione di straniamento.
L’intervento diretto e manuale sulla fotografia, attraverso l’alterazione reale del colore per decontestualizzarla temporalmente, ha amplificato questo straniamento. Esso consegna a chi la guarda sia una visione passata con suggestioni da guerre stellari, sia il sogno di un’utopia costruttiva del futuro (quale?).
Adriana Iaconcig