Raccontami un posto
I racconti di luoghi belli ed interessanti appassionano da sempre. Il racconto diventa speciale quando a scriverlo è qualcuno che naturalmente ha del talento, oppure ce l’ha disegnato sulla pelle.
Parla del tuo villaggio e parlerai del mondo, Tolstoj lo sapeva bene, si riesce a coglierne l’essenza.
Io penso che raccontare il mondo è possibile ed è di tutti. Raccontare di un posto è naturale per chi l’ha vissuto, basta volerlo.
Alcune cose scivolano via, altre sedimentano mesi, anni, per aspettare il momento giusto per essere raccontate. Altre hanno l’urgenza di essere scritte per essere fissate.
Io racconterò di una montagna che si appoggia sulla mia schiena.
Il bivacco che arriva dalla luna, in equilibrio sul Monte Canin
Abito in una zona di confine all’estremo nord-est dell’Italia ed è ovvio che questa montagna, il Monte Kanin, che segue parte del confine, la sento appoggiare sulla mia schiena: è per metà italiana e per l’altra metà è slovena ed entrambi la amiamo.
L’escursione nel versante sloveno nasce inizialmente dalla curiosità di vedere da vicino una costruzione architettonica a dir poco avveniristica. Una cabina in alluminio a forma di parallelepipedo, che sembra un meteorite arrivato non sulla terra ma sulla luna. Un esempio di architettura estrema, che poggia su una minima porzione della roccia, pare in bilico. Il paesaggio che lo circonda è un’immensa distesa di granito bianco frastagliato, disseminato di faglie lunghissime e profonde chilometri ed enormi crateri, che sembrano inghiottirti per aver osato arrivare fin lì.
Partiamo sabato nel primo pomeriggio. Ci vuole un’ora di auto e quarantacinque minuti di cabinovia per raggiungere il luogo di partenza per la destinazione. Gli zaini hanno raggiunto gli oltre 15 kg ciascuno, per il carico del vettovagliamento, attrezzature fotografiche (soprattutto), abbigliamento per il freddo di alta quota. Ognuno di noi sostiene di avere il peso maggiore e accusa l’altro di un peso ridicolo.
Non so, né ho troppo pensato a cosa veramente vedremo. E’ questa incognita che rende tutto più vivo.
I sentieri del mondo
Arrivare in cima, fino lassù è Riccardo a volerlo. Sta esplorando le potenzialità delle riprese video, realizzate con il drone. Questo è il suo modo di andare verso un immaginario…
La partenza è legata alla situazione meteorologica, che promette sole. L’idea non è solo quella di un’escursione, ma di un’esperienza immersiva nello trascorrere anche la notte a 2.270 metri, nel nuovo bivacco.
In questo luogo, la probabilità del verificarsi di eventi naturali estremi è molto alta.
Il posto si raggiunge in un’ora e mezza di sentiero ben segnato, ma fortemente accidentato. Ci sono parti attrezzate per l’arrampicata, che mettono un po’ alla prova, ma percorribili anche da scalatori non proprio esperti.
L’arrivo nella nebbia, che ti dissocia dal mondo, è già un’esperienza forte. Ma è il primo impatto con il “cubo”, che cattura immediatamente la fantasia.
Il bivacco è già occupato da due giovani coppie una tedesca, l’altra slovena. Riusciamo a trovare alloggio appena in tempo; subito dopo il nostro arrivo giunge un gruppetto di quattro speleologi sloveni. Troveranno alloggio in un riparo, a loro detta poco più sotto.
Domani andranno a calarsi nelle viscere della montagna a 600 metri di profondità!
Inaspettatamente e magicamente di sera quell’impenetrabile velo di nebbia che ci ha accolto, lascia spazio ad un tramonto con grossi nuvoloni ammantati di colore rosa, che si guardano attoniti aspettando le evoluzioni delle loro forme.
Preparata la cena, una pasta al tonno di alta quota, è già notte.
Sopra noi, un cielo di milioni stelle che si toccano con il naso all’insù.
La notte in sette persone nel capanno è lunga, con un sonno agitato: attendo con ansia l’alba…
La vallata del Kanin
Il mattino sembra arrivare lentamente e, come tutte le albe, dopo colori che vanno dal blu scuro al rosso, che traccia il grafico di catene montuose di fronte a noi, arriva l’arancio, poi il rosa e il giallo. Come una pallina da ping-pong, lanciata da dietro il sole, spunta il drone, pronto ad immortale questa potente visione di un giorno perfetto! La montagna lunare a 360° con dietro l’acrocoro naturale, geologicamente milionario regala, a chi arriva, una visione di mondi lontani da noi. Di fronte, lo sguardo del bivacco è indirizzato sulla vallata con il paese di Bovec, (Plezzo in italiano) a fondovalle, attraversato dal fiume Isonzo dall’indescrivibile colore azzurro-verde.
Siamo sull’ultimo massiccio montuoso delle Alpi Giulie in territorio italiano, versante sloveno:
MONTE KANIN 2.587 m s.l.m.
Monte Canin: come arrivare?
Si parte dalla cabinovia di Bovec, una piccola città circondata dalle Alpi Giulie, ricca di attrazioni sportive. Il suo centro, di sera, si anima e si può assistere a divertenti manifestazioni.
La cabinovia porta a quota 2202 metri, da cui è si possono ammirare panorami mozzafiato, dalle Alpi fino al mare Adriatico!
Il viaggio dura circa 40 minuti e, una volta giunti in cima, è possibile effettuare una prima sosta nel ristorante che si trova nei pressi. Da qui inizia il cammino verso il bivacco ideato dal gruppo OFIS Arhitekti, che ha colto la fida di costruire questo rifugio dal carattere futuristico, su un terreno accidentato, in cui le condizioni climatiche sono spesso soggette a rapidi cambiamenti.
Il bivacco è raggiungibile in due modi:
- A piedi
- In elicottero
Noi ci siamo arrivati a piedi, seguendo la direzione Koča, impiegando circa un’ora e mezza di cammino. Il percorso è ricco di indicazioni, che segnalano la direzione corretta e la strada più sicura da percorrere.
Il bivacco si intravede già da molto lontano…la meraviglia comincia fin da qui!
Questo rifugio alpino è aperto solo nei week-end e solo in alcuni periodi dell’anno. Prima di intraprendere il percorso è pertanto consigliabile informarsi sulle date di apertura. Può fornire un alloggio per un massimo di nove persone e, vigendo la “regola dei bivacchi”, il posto è garantito a chi primo arriva! Vista l’altitudine è consigliato portare con sé abbigliamento adeguato, considerati i repentini cambi climatici, e anche un sacco a pelo, nonostante il rifugio sia fornito di calde coperte. Portate inoltre una crema solare protettiva e gli occhiali da sole!
Buon viaggio!
Adriana Iaconcig
Immagino molto bella come esperienza, inoltre credo che insegni che ogni luogo del mondo ti dia prospettive di vista e visioni della vita diverse , tutte belle da poter vivere per capirne l’essenza ! Edy
CIAO ADRIANA.
COMPLIMENTI PER IL POST…E BUONE MONTAGNE A TE…..
MI HAI INCURIOSITO… E HO DECISO DI SALIRE /VISITARE QUESTO BIVACCO QUBITALE.
IO ABITO A UDINE E ARRIVARE SUL CANIN _RIF. GILBERTI MI VA’ CIRCA UN PAIO DI ORE..
POTRESTI DIRMI LA SOLUZIONE MIGLIORE (SENTIERISTICA) DOVE PARTIRE ???
CIAO
Marcello
Marcimountais (profilo Instagram)
CIAO ADRIANA.
COMPLIMENTI PER IL POST…E BUONE MONTAGNE A TE…..
MI HAI INCURIOSITO… E HO DECISO DI SALIRE /VISITARE QUESTO BIVACCO QUBITALE.
IO ABITO A UDINE E ARRIVARE SUL CANIN _RIF. GILBERTI MI VA’ CIRCA UN PAIO DI ORE..
POTRESTI DIRMI LA SOLUZIONE MIGLIORE (SENTIERISTICA) DOVE PARTIRE ???
CIAO
Marcello
Marcimountains (profilo Instagram)
Bivacco che non c’è più da qualche anno, distrutto dal meteo