Saggio critico di Nicola Bustreo
Presente nella pubblicazione a corredo della mostra “Mirrors, Windows and Mosaic”, in corso al Mu.Pa – Museo del Paesaggio di Torre di Mosto (VE) dal 22 settembre – 18 novembre 2018
Abstract dal saggio
… “ In maniera molto più libera, dove la ricerca razionale invece viene presa per mano dalla forte emotività del processo e del prodotto finale, opera Adriana Iaconcig.
Una forte empatia guida la sua scelta. La si può riscontrare anche nella sua personalità, dove il desiderio della genesi e la ricerca della purezza sono elementi ricorrenti e determinanti. La particolarità della sua fotografia è una specificità stilistica, non basata sul segno estetico, ma sul metodo di approccio.
L’apparenza della natura e il continuo tendere al ritorno ad Essa sono l’abecedario concettuale.
Il paesaggio è una certezza, non è uno strato di operazioni culturali che devono essere analizzate.
La Iaconcig è il paesaggio che utilizza, e lo ripropone e usa in maniera quasi rituale nelle sue operazioni estetiche.
La serie dei ritratti immersi nel paesaggio friulano, e in particolare la coppia degli ormai soprannominabili “ragazzi da Montefeltro”, che si osservano come nel dittico di Piero della Francesca, rappresentano un espediente intellettuale non diretto, che cerca di esprimere una liberazione dai vincoli della società. C’è il bisogno sempre forte di ricordare e rivalutare il personale rapporto con le proprie origini.
La ragazza “Elena” è l’autrice, come gli altri soggetti, che si auto riproduce nel contesto dove essa vive e trascorre le sue giornate ad ascoltare la voce della Natura, e in cui rivive una eterna giovinezza. … ”