Sei scatole della memoria. Sei camere della meraviglia e della memoria composte da due lastre di policarbonato, movibili come le nostre memorie, in movimento come noi, che mutiamo continuamente portando in primo o in secondo piano aspetti diversi della nostra personalità. Sono le Wunderkammer della memoria, le pareti di una casa che non c’è più e il cui passaggio è stato documentato come atto catartico. Il fondo rappresenta vecchi interni dipinti a rullo, antesignani dello stencil. È il muro, la parte reale, tangibile, su cui si appoggiano le memorie che nello specifico sono due. Una, che ritrae le stanze della casa e un’altra, che riporta temi cari all’artista. Luoghi del passato come il frutteto, la scuola a pochi passi dall’abitazione, ma anche gli amici del vicinato. Il fratello e molto altro ancora, volutamente abrasi in alcuni punti, per far emergere solo alcune parole e per farli assurgere a memoria collettiva.
La casa natale
È un lavoro sulla casa natale che è stato preceduto da un libro d’artista. Un album di famiglia dove l’autrice ha cercato di catturare negli scatti, non le persone, quanto l’asetticità e il peso della memoria dei luoghi svuotati dal ricordo. Un ricordo che aleggerà sempre nell’aria ma che è già pronto per amalgamarsi e divenire protagonista di un’altra storia, che non sarà più la sua. Quelle di Adriana Iaconcig sono riflessioni sui passaggi. Sulle prime esperienze che destabilizzano o rafforzano ogni essere umano. Sui cambiamenti, che con il passare del tempo ci ostiniamo a non accettare. Quanta polvere si depositerà sul nostro sguardo nel corso di una vita? Potrà esso trasformarsi in modo lucido, continuando a mantenere quella purezza e quell’aspetto cristallino? È un diario sentimentale ma sempre discreto il suo. In esso le stratificazioni di momenti passati e presenti si fanno continuamente sovrapponibili ed intercambiabili. Si annullano per divenire nuovo terreno sul quale immaginare e costruire.
Eva Comuzzi
Tratto da Testo critico “La casa degli spiriti”