Adriana Iaconcig poggia spesso l’occhio sul mondo adolescenziale, ‘ritraendo’ ragazzi, la cui non convenzionalità dei lineamenti, ne rivela un’inquietudine interiore messa a confronto con gli imprevedibili sommovimenti di una natura solo all’apparenza tacita.

Adriana Iaconcig mostra una particolare sensibilità verso il mondo adolescenziale, a cui si avvicina con i suoi ritratti ambientati. Ritratti fotografici di ragazzi, i cui lineamenti ne rivelano l’inquietudine interiore, che viene paragonata agli improvvisi e imprevedibili cambiamenti della natura. Una natura in apparenza tacita, ma invece sempre pronta a sorprenderci, con le sue mutazioni. Le stesse mutazioni che attraversano gli adolescenti nel loro difficile cammino verso l’età adulta.

Ritratti fotografici ambientati

Quattro ritratti fotografici femminili sembrano evocare gli stadi della fenomenologia erotica e dell’anima di Jung. Eva, Elena (di Troia), Maria e Sofia divengono qui Virginia, Maria Giulia, Elena e Vittoria. Nomi che posti in questa successione ci mettono di fronte a dei passaggi. Questi ritratti fotografici ambientati ci indicano gli stadi della vita e della terra, che dallo stato virginale giungono alla maternità e dalla lotta arrivano alla conquista. Il territorio di Vittoria, sempre più vicino e familiare, si radica ai suoi piedi. Si ramifica dalla chioma, incorniciando così un volto combattivo e altero.

A fianco, una coppia di fratelli e una di gemelli che sembra voler sfidare sia se stessa che lo spettatore. Le braccia sono conserte, la posizione di chiusura. Gli sguardi severi ed inespressivi. Adriana Iaconcig poggia spesso l’occhio sul mondo adolescenziale, attraverso i suoi ritratti fotografici di ragazzi. La non convenzionalità dei loro lineamenti, ne rivela un’inquietudine interiore messa a confronto con gli imprevedibili sommovimenti di una natura, solo all’apparenza tacita.

Gli adolescenti del luogo”, sostiene l’autrice, divengono “portatori consapevoli o inconsapevoli di un DNA legato al territorio di nascita. I soggetti ritratti appaiono pienamente integrati in questa parte di mondo che è il Friuli, che si trova in un bilico emotivo tra attesa fiduciosa e smarrimento”. Una riflessione sui paesaggi e sui passaggi: è questo un diario sentimentale, ma al contempo discreto. Le stratificazioni di momenti passati e presenti si fanno continuamente sovrapponibili ed intercambiabili. Infine si annullano per divenire nuovo terreno sul quale immaginare e costruire.

Eva Comuzzi

Tratto dal testo critico dell’esposizione “Wide Open Windows”